Capendo Adamo – Personale di Nicola Bertoglio

Tra umano e disumano.

Oltre l’uomo.

imm bertoglio

 

Unione, disgregazione, ricomposizione.

Linee forza, sfavillanti di luce e vita che vacillano tra sublime bellezza e profonda inquietudine.

Le fotografie scattate da Nicola Bertoglio con il suo Iphone sono frutto di profonda analisi interiore ed esteriore, distillazione di attimi di esperienze vissute, osservate, spesso scomposte e ricomposte in maniera ossessiva.

Queste immagini, modificate con Istagram,assumono spesso sfumature e deformazioni di matrice simbolico-surreale.

Una famosa frase di Rodney Smith, maestro del surrealismo fotografico, appare molto vicina all’esperienza di Bertoglio :“… Penso che la composizione in fotografia sia molto simile alla musica. Se si dispone di grande ritmo, si ha anche un grande senso della composizione…”

I filtri Istagram utilizzati da Bertoglio appaiono come le note musicali che compongono una melodia a volte armoniosa e a volte dalle tonalità stridenti e futuriste: queste note cullano, addolciscono, sfumano i toni del soggetto o all’opposto lo rendono impressionante, scioccante.

Dalla verità alla surrealtà, svelandoci un automatismo ultra-contemporaneo: non creato da una foga pittorica, ma dalle modifiche effettuate direttamente con l’Iphone.

Le opere esposte presso Zoia Gallery  in occasione della personale dedicata all’artista fanno parte di una serie realizzata da Bertoglio e intitolata Capendo Adamo.

Fulcro dell’analisi della serie è il corpo umano, emblema di forza, bellezza, ma allo stesso tempo limite invalicabile legato alla sua natura terrena.

Il corpo umano fin dagli anni Sessanta- Settanta è stato un tema centrale per l’arte e la fotografia, in concomitanza con i grandi cambiamenti storico-culturali: sono stati questi gli anni della cultura hippie, del movimento femminista, delle lotte operaie, delle profonde aspirazioni alla pace e alla libertà.

Nicola Bertoglio nella serie riflette sull’uomo e su se stesso: cerca di capire chi è e, per farlo, scompone la figura, giustapponendo come in un collage parti diverse del corpo dando vita a figure “altre”: forzute, sofferenti, mostruose, primordiali.

Sulla simmetria II appare a prima vista una ripresa dell’uomo vitruviano leonardesco, con un velato riferimento all’idea di canone, alla perfezione di proporzioni di matrice classica. La figura d’uomo è divisa in due parti, metà ripresa di fronte e metà di profilo, indagandone le sue più profonde sfaccettature.

 Incoscienza ricorda in parte le figure pistolettiane; le due assorte immagini sembrano vacillare tra la terra e il cielo in contrasto con lo sfondo giocato su ripetitive linee orizzontali.

 Mani sole esprime una profonda idea di vitalità, di rinascita. Sono mani luce che brillano aspirando quasi a una dimensione altra, si muovono, si elevano, si fanno forza aggrovigliandosi nel duro gioco della vita.

Lotta perpetua  è incarnata da due corpi che appaiono l’uno la perfetta continuazione dell’altro nel loro inarcare la schiena. Questo chiudersi a riccio sembra rappresentare l’impossibilità di riuscire a” vincere “questa guerra interiore che sconvolge l’individuo, che attanaglia e corrode irrimediabilmente il suo essere.

In Equilibrio due corpi accovacciati e speculari, uno sopra e l’altro sotto, formano idealmente un cerchio, emblema di perfezione e continuità. L’uomo sembra aver trovato l’altra parte di sé che lo completa. Le due immagini nella loro perfetta unione richiamano anche l’idea di un organismo primordiale; come se fossimo di fronte ad un’alba di rinascita.

In Maschera abbiamo in primo piano un volto maschile dalla pelle chiara che si staglia su uno scuro fondo roccioso. L’uomo medita, forse, sul suo essere, consapevole di essere come una “maschera” che recita un banale ruolo nella dura  commedia della vita.

In Dentro le spalle vengono scomposte e unite parte della testa e della spalla di un uomo; le due parti congiunte appaiono la continuazione l’una dell’altra e sembrano rappresentare il contrasto tra forza e intelletto, tra istinto e ragione, in un’interminabile lotta tra gli opposti.

Dolore esterno è rappresentato da un volto riverso con il collo taurino, indagato in una situazione angosciosa di sforzo e sofferenza. Sotto, viene accostata l’immagine di parte del busto visto di spalle; la fusione delle due immagini fa percepire nel riguardante l’idea di slancio e affondo allo stesso tempo, di risalita e caduta.

Bertoglio studia così l’uomo: indagandone i dettagli anatomici, creando dei puzzle inquietanti che sono specchio di sopite emozioni, di teatrali effetti di luce, di dinamismo e ribellione.

 

Mira Carboni

 

Mostra a cura di Erika Lacava e Mira Carboni- visitabile presso Zoia Gallery dal 5 febbraio al 5 marzo 2016 

Piazzale della Cooperazione 1, Milano

Vernissage venerdì 5 febbraio dalle ore 19.

Evento fb: https://www.facebook.com/events/1658111847773933/