Impressione ed espressione. Claudio D’ Angelo tra volti e risvolti dell’anima.

Una celebre frase del politico statunitense Henry Ward Beecher recita :” Ogni artista intinge il pennello nella sua anima e, dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini.”

Scopo dell’artista secondo Beecher sembra essere dunque il parlare tramite forme e figure, liberando l’intimo pensiero.

In effetti, l’arte risulta efficace quando ci colpisce, ci emoziona, sia pure per la bellezza, mostruosità o drammaticità delle sue immagini.

Da qui però scaturisce un problema: quello dello stile.

L’ artista, in questa sua incessante ricerca di temi e forme, deve adottare uno stile omogeneo che lo contraddistingua o perseguire, abbracciare, sperimentare una molteplicità di stili che gli permettano di esprimersi pienamente in base al soggetto affrontato?

Claudio D’ Angelo, artista siciliano, si sente più vicino a questa seconda soluzione, tanto da definire la sua pittura “tra impressionismo ed espressionismo”: praticamente due opposti.

L’ artista in alcune opere vuole “impressionare” la realtà, dal dato esterno, alla “sintesi interiore”, fatta di un armonico connubio di luce, colore e atmosfera; in altre opere prevale una resa “espressionista”, trasfigurata, deformata, leggermente cupa della realtà.

D’ Angelo decide perciò di utilizzare, di volta in volta, la forma artistica che gli è più congeniale: tratta il tema del paesaggio, della natura morta, del ritratto sempre con uno stile differente: impressionista, espressionista, realista, surrealista, simbolico, metafisico.

La sua creatività non può essere etichettata, circoscritta sotto il termine di uno stile univoco, perché è sempre in costante evoluzione.

D’ Angelo è nato come pittore surrealista, proprio perché questo stile gli ha consentito di esprimere i contrasti, gli opposti della sua pittura quanto della sua vita.

Nelle sue opere si fondono i colori caldi della Sicilia, la sua terra, con quelli freddi della città di Milano che lo ha accolto per frequentare l’Accademia di Brera.

In Non siamo soli, opera del 2008, manichini e uomini, sembrano avvolti da un’atmosfera di metafisica, dechirichiana sospensione temporale: ci vengono mostrati mentre si affacciano davanti all’ immensità del mare baciati da una calda luce mattutina.

La sorpresa, la meraviglia, si rivela all’ alba di una giornata: l’umanità non è sola…ci sono altre forme di vita, presso la spiaggia gli uomini trovano emblematici manichini, provenienti da non si sa dove, portati da non si sa chi.

L’ esistenza umana è carica di misteri, su cui l’uomo si interroga incessantemente.

Non siamo soli-collezione privata A.D.- New York-2008
Non siamo soli-collezione privata A.D.- New York-2008

 

In Solitudine del 2012, D’Angelo si rivela invece profondamente espressionista: qui evoca il Naviglio di Milano, con le case che appaiono presenze minacciose e inquietanti dai toni cupi che contrastano con l’atmosferico cielo azzurro, impreziosito da macchie di nuvole.

Echi munchiani si risentono nella potente prospettiva verticale.

Qui il ponte è un elemento visto in lontananza, non il luogo dove l’uomo prende coscienza della propria angoscia esistenziale.

La strada che costeggia il naviglio è percorsa solo da una solitaria macchina e due silenziose presenze poco più avanti, avvolte da toni cupi e ocra.

Uno dei principali luoghi della movida milanese appare desolato, spettrale.

Case e strade si proiettano a chiudere, a inghiottire, quasi in maniera claustrofobica, acqua e cielo, gli unici elementi luminosi della composizione.

Solitudine- acrilico su tavola, cm 45x45- 2012
Solitudine- acrilico su tavola, cm 45×45- 2012

 

In Nevrosi, opera del 2012, ritroviamo ancora una tendenza espressionista, relegata però ai bordi della tela: una sfocatura, tratti di colore si uniscono e sovrappongono aprendosi verso uno spazio luminoso e nitido.

La luce alta e un realismo esistenzialistico alla Edward Hopper caratterizzano la parte centrale dell’opera: sul fondo una ragazza solitaria, strana, nevrotica, si aggira per il parco con il suo cane.

D’Angelo la vede e trasfigura i contorni del quadro appositamente per donarci quell’idea di ansia e frenesia che la donna trasmette.

Il contrasto tra chiarezza e sfocatura sembra esemplificare una lotta tra opposti, tra calma e nervosismo, equilibrio e instabilità.

Nevrosi- olio HD su tela, cm 70x110- 2012
Nevrosi- olio HD su tela, cm 70×110- 2012

 

Nel 150^ dell’Unità d’ Italia4 volti in 1, sulla scia del realismo ottocentesco ma con una scomposizione dal sapore cubista, l’artista fonde in un unico volto i ritratti degli uomini che hanno fatto l’Italia: Mazzini, Cavour, Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II.

Nell’ abito, spiccano i colori della bandiera italiana e numerose medaglie sanciscono il potere e la vittoria; tra queste, sulla sinistra, una di esse reca l’autoritratto dell’artista.

La fusione dei quattro celebri uomini sottolinea il loro impegno, l’amore e il desiderio che nutrivano nell’ avere un’Italia unita e libera dal dominio austriaco.

150^ dell'unità d' Italia- 4 volti in uno - opera selezionata per i festeggiamenti dell'Unità d' Italia -201
150^ dell’unità d’ Italia- 4 volti in uno – opera selezionata per i festeggiamenti dell’Unità d’ Italia -201

 

Religiosità e credenze, del 2012, è pervaso da una simbologia di tipo religioso: macchine, in coda, come in una processione: come il gregge segue il pastore, l’umanità meccanizzata va avanti, alla ricerca Dio.

Gli uomini sono macchine che si trovano a percorrere insieme il lungo e tortuoso sentiero della vita: giovani, anziani, malati esemplificati a loro volta da macchine nuove, vecchie, rotte sono in un costante viaggio spirituale, ascetico, alla ricerca della verità.

La religiosità non è schermata, filtrata dai vetri di quelle macchine come a prima vista potrebbe sembrare: santini e rosari posti sul parabrezza sono metafora dell’uomo che crede, che pone Dio al centro della sua vita.

Quelle macchine non sono oggetti simbolo di omologazione, ma contengono un prezioso dono: persone con un’anima, uno spirito, un cuore; uomini accesi, infiammati dal sacro fuoco della carità.

Religiosità e credenze- acrilico su tela, cm 80x 110-2012
Religiosità e credenze- acrilico su tela, cm 80x 110-2012

 

In  Non ho paura, sempre del 2012, tema questa volta è di tipo sociale e molto attuale: il fenomeno dell’immigrazione e delle numerosi morti nel Mediterraneo.

Qui colore- sentimento di derivazione fauvista si lega nuovamente al simbolismo.

Relitti di barconi galleggiano sul mare.

Sul fondo si staglia l’immagine fiera e sicura di un uomo di colore che non teme, ma anzi, spera nel suo futuro, esemplificato dal verde speranza del cielo.

Nel duro gioco della vita, pieno di sfide, insidie, tranelli, ci saranno vinti e vincitori: quell’uomo non teme la morte, è pronto a brandire una spada, sfidando gli ostacoli della vita.

Per quell’ uomo valoroso che vuole plasmare, forgiare il futuro solo con la propria forza, ci sarà in premio la felicità; per il vinto solo polvere, brandelli di speranze disilluse: la morte lo attende, in primo piano, con il suo ghigno malefico.

Non ho paura- acrilico su tela, cm 70x100 - 2012
Non ho paura- acrilico su tela, cm 70×100 – 2012

 

In Oleandro profuma il mediterraneo, l’artista, come un moderno Guttuso, ci racconta nostalgicamente i profumi e le bellezze della sua terra.

Lo sguardo è guidato in profondità dai bianchi oleandri verso il mare, l’orizzonte, fino a perdersi nell’infinito.

Un leggero venticello sembra muovere quel mondo di perfezione e intatta calma, diffondendo quei dolci profumi, fondendo in un’armonica poesia di colori l’intenso blu del mare con l’atmosferico cielo.

Oleandro profuma il mediterraneo, cm 90x120 -2013
Oleandro profuma il mediterraneo, cm 90×120 -2013

 

In  Esseri o non Esseri, del 2014, D’ Angelo si presenta espressionista ma anche provocatorio e simbolista: riprende l’iconografia tradizionale della crocefissione e la trasfigura: al posto di Cristo e dei due ladroni i protagonisti sono una donna gravida, un bambino scarno e un uomo.

Esseri o non esseri? Si domanda D’ Angelo.

Sono musulmani ma appaiono come degli oggetti da allontanare, da scartare, più che degli uomini; questa terribile ingiustizia, secondo l’artista, li rende i nuovi martiri.

In realtà, quando sullo sfondo di un rosso passione, tutto sembra stia per volgere al termine, la donna è l’unica a guardare verso la nostra direzione: lei ha un barlume di speranza per il futuro del figlio, cresciuto nel suo grembo: quel bambino vedrà la luce, la vita.

Esseri o non esseri? -cm 80x110, 2014
Esseri o non esseri? -cm 80×110, 2014

 

Le opere di D’ Angelo sono contraddistinte da un’incessante studio e ricerca.

La sua pittura non è solo caratterizzata da una resa magistrale del colore, di temi e stili ma le sue immagini respirano…vogliono uscire dal quadro e raccontarci la loro storia.

Mira Carboni

Un commento su “Impressione ed espressione. Claudio D’ Angelo tra volti e risvolti dell’anima.

  1. Cara Mira,non saprei dirti se quest’artista è parente di Cesare D’angelo,ma sicuramente i suoi stili si separano da lui e il linguaggio poliedrico é una sua caratteristica.
    Mi piacciono molto gli scenari surreali,molto intensi e psicologici,anche se nelle rappresentazioni impressioniste si nota una tendenza all’istinto del gesto plastico,tipico di una personalità impulsiva ma genuina.

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