di Mira Carboni
Regaliamo a un quadro della vera poesia.
Doniamo un tocco di meraviglia e stupore.
Uniamo la bellezza della luce al buio della notte: aggiungiamo le ombre, le case illuminate dalla luce artificiale dei lampioni e un cielo azzurro decorato da soffici nuvole.
Cosa ne esce? Una visione d’incanto.
Una poesia del cielo e della terra congiunta a un senso di mistero celato all’interno di quelle signorili abitazioni.
Renè Magritte studiò a lungo questa composizone, dove appunto giorno e notte fossero evocati nella stessa visione d’insieme.
Breton a proposito dell’ opera nel 1964 disse : “ C’ è voluta tutta la sua audacia per affrontare questo problema : estrarre contemporaneamente ciò che è chiarezza dall’ ombra e ciò che è ombra dalla chiarezza…la violazione delle idee, dei luoghi comuni e delle convenzioni, che sono legate alle fonti di luce, è tale che, me l’ha detto Renè Magritte, la maggior parte di quelli che procedono in fretta credono di aver visto le stelle nel cielo diurno”.
Giorno e notte qui non si alternano, ma si toccano appena, si armonizzano solleticandosi dolcemente pur nei forti contrasti che li contraddistinguono.
Magritte, surrealista per eccellenza dell’ “invisibile”, dei significati nascosti e non deducibili come nel suo famoso “ceci n’est pas un pipe”, qui rivela la piena visibilità dell’immagine.
Il cielo azzurro di una giornata primaverile, unito a una notte di cui protagonista non è più il cielo ma la fila di case in ombra, rischiarate dall’intensa e simbolica luce del lampione al centro.
La pace di una notte in cui il mondo dorme si avvicina all’infinito trascorrere della luce e delle nuvole nel cielo di un mondo nel quale la gente attivamente vive.
Sonno, buio e calma, movimento e luce , emblemi del perpetuo alternarsi nella storia della nostra vita meravigliosamente congiunti.
Eternamente vivi.